Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Perniciaro

Il Vescovo Giuseppe Perniciaro 

Il nome del Vescovo Giuseppe Perniciaro è già nel libro della vita., il Suo. spirito nel seno di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nella Patria dei viventi, nel Regno dei cieli, nel Paradiso delle delizie, introdottovi dagli Angeli irradianti la luce del Padre buono e misericordioso, del Dio amico degli uomini, Egli è ritornato alla primitiva somiglianza divina, è stato restituito all'originale bellezza, perché icona della ineffabile gloria del Creatore, anche se ha portato i segni delle umane creature. Ai sacerdoti, ai fedeli dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, che per circa 44 anni lo ebbero loro guida e Pastore, egli lascia in retaggio un ben cospicuo patrimonio di predare virtù: esempio luminoso di umiltà, di semplicità, di bontà d'animo, di profonda vita interiore. Fu padre buono e premuroso con tutti. A tutti seppe dispensare quelle parole di paternità e di fede che, seminando fiducia e conforto, acquistano la virtù dell'olio che guarisce e divengono apportatrici di fede e d'amore. La carità fraterna fu da lui vissuta con intensità e con tatto, avendo attuato il precetto evangelico « non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra ». Maturò la sua formazione spirituale e culturale sotto la guida di eccellenti maestri del Pontificio Collegio Greco di Roma, dove entrò a soli 14 anni, nel .1921, dopo aver frequentato per cinque anni il Seminario Greco di Palermo. Conseguì la laurea in S. Teologia nel 1928 e nell'anno seguente si specializzò in Scienze ecclesiastiche orientali presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. 
Venne ordinato sacerdote il 7 luglio 1929. Rientrato subito dopo in Sicilia, venne destinato al Seminario Greco di Palermo dove, in fedeltà alla tradizione siculo albanese tramandata dai Padri e bene espressa dal pensiero e dall'azione del fondatore di quel Seminario, il P. Giorgio Guzzetta, profuse le sue prime energie pastorali, da principio come Vicerettore e poi, dal 1932, come Rettore, occupandosi nel contempo della locale Parrocchia greca, in qualità di Cappellano. Ancora oggi sono numerosi coloro che lo ricordano con riconoscenza come loro educatore e formatore di coscienze. 
Tra le sue attività più significative di questo periodo: l'organizzazione per commemorare nel 1934 il 20 centenario della fondazione del Seminario Greco di Palermo. Quell'avvenimento costituì il debutto della sua vasta attività ecumenica: riuscì — tra l'altro — ad interessare numerose personalità e cultori di tradizioni orientali, italiani e stranieri, molti dei quali onorarono con la loro presenza quelle memorabili celebrazioni. Il 26 ottobre 1937 veniva eletto Vescovo, risultando in quel momento il più giovane Vescovo del mondo. Iniziò subito a prodigarsi per la costruzione degli edifici vescovili ed assistenziali della nuova Eparchia e del nuovo Seminario di Piana, ultimati, a causa della guerra, solo nel 1950. 
Il suo generoso impegno fu determinante nel realizzare la ricostruzione e l'abbellimento di tutte le chiese dell'Eparchia (1949-1969), Specie della cattedrale, quasi completa-mente rifatta. Nel contempo si dedicò con grande zelo alla realtà socio-religiosa delle Comunità albanesi di Sicilia, valorizzandone le caratteristiche liturgiche bizantine oltre che etnico-culturali. Suo più grande merito è di aver saputo fare dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, superando non poche difficoltà ed incomprensioni, una vera Chiesa, locale, con piena giurisdizione, qualificata per accogliere attorno ad un altare e ad una cattedra episcopale i cristiani albanesi di Sicilia (12 luglio 1967), così come l'avevano sognata ma non vissuta, tante passate generazioni di Greco-albanesi. L'ansia pastorale del pio Vescovo, però, venne costantemente illuminata e guidata dal suo grande ideale ecumenico che, nel primo periodo della sua vita apostolica, (1929- 1961), si espresse con il promuovere in tutta ltalia; demolendo pregiudizi cd incomprensioni, manifestazioni di simpatia per le Chiese dell'Oriente ortodosso, caratterizzate principalmente dalle memorabili «Settimane Orientali»; e che, in questi ultimi anni (1970-1981), ha raggiunto mo-menti assai qualificanti, specialmente nelle relazioni con le Chiese di Costantinopoli, di Grecia e di Creta. Ultimo atto della sua vita fu la Mostra delle Iconi dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, che l'Arcivescovo di Palermo volle ospitare nel suo Palazzo: manifestazione riuscitissima, chiusasi il 10 maggio 1981, presente una Delegazione sinodale della Chiesa ortodossa di Creta. Durante il suo lungo episcopato ricoprì varie cariche di certo rilievo ecumenico; collaborò ed appoggiò con entusiasmo la Rivista «Oriente Cristiano». Tuttavia questo suo servizio alla Chiesa e all'ecumenismo non fu scevro di difficoltà e dí pene, così come non ne fu esente quell'altro di Pastore buono e premuroso. In risposta, il suo fisico scarno e macilento, ravvivato solo da occhi vivi e penetranti (come l'aveva ridotto la lunga malattia che precedette la sua morte), rivolgeva a tutti invito a meditare sulla caducità della vita terrena, ma soprattutto insegnava come rispondere alle ingiustizie e alle offese. Ne sono testimoni le suore, i sacerdoti cd i nipoti che, con spirito di abnegazione e filiale affetto, lo hanno assistito nella lunga malattia: a loro va la riconoscenza unanime dei Siculo albanesi. lnfine nell'estremo momento delle sue sofferenze — fu questo il suo ultimo gesto prima di spirare — alzava su tutti la sua Destra in segno di benedizione e di perdono. Un omaggio corale alla sua opera ecumenica, e soprattutto alla sua paterna bontà, gli venne tributato nel giorno dei suoi funerali: furono il Rappresentante della S. Sede, Vescovi orientali, Vescovi di Sicilia, Superiori di Ordini religiosi, Monaci, Suore, Autorità Regionali e Provinciali, Sindaci, Personalità della cultura e semplici cittadini, i quali avevano avuto modo di apprezzare le sue elette virtù, che vennero ad unirsi ai figli dell'Eparchia per manifestare al santo Vescovo la loro riconoscenza imperitura di stima e d'affetto. Ed il Vescovo, in abiti pontificali, composto in una bara scoperta, attraversò per l'ultima volta le vie cittadine, addormentato nella solennità del sonno della morte, ben visibile nel volto sereno e nella barba bianca fluente, quasi a rassicurare i suoi figli accorati che, anche dal cielo, continuerà a svolgere il suo ministero pastorale per loro, affinché possano scrivere in unità e concordia le nuove pagine di storia che l'imperscrutabile disegno dell'Economia divina ha destinato all'Eparchia di Piana degli Albanesi.

 Papàs Damiano Como 
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